Dal 21 al 25 gennaio si è tenuto a a Davos, il World Economic Forum e le proteste non sono mancate. Al WEF partecipano membri dei consigli d'amministrazione e top managers di industrie, ai quali si aggiungono capi di Stato, scienziati, dirigenti e vi vengono proposte e coordinate le politiche economiche da addottare.
Le proteste dei vari gruppi contrari alla globalizzazione neoliberista sono incominciate a novembre con la campagna "Smascheramento preventivo". Falsi pannelli pubblicitari, del tutto simili per grafica e caratteri a quelle del WEF sono stati affissi nelle principali città elvetiche, gli slogan riportati spiegavano però in maniera eloquente i veri fini del forum. "Il mondo non è in vendita. L'abbiamo già comprato" oppure "Chi affama il mondo? Noi!" hanno troneggiato affisse solo per qualche ora per le linde strade svizzere prima di venir rimosse dagli addetti alla manutenzione.
Con l'avvicinarsi dell'inizio del Formum le proteste s'infoltiscono. Sabato 10 gennaio si manifesta a Berna e a Winterthur, qui la polizia attacca i 300 manifestanti con gas lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma, a poche decine di metri fuori dalla stazione da cui era partita. Diversi i fermi operati dalla polizia e moltissimi i controlli di identità.
Mentre a Coira viene rilasciata l'autorizzazione per la grande manifestazione, a Lugano le autorità sono preoccupate. Impongono di accorciare drasticamente il percorso del corteo denominato Scacciawef, indetto dall'Anti WTO Ticino, impedendogli di sfilare d'innanzi al Mc Donald's e proibiscono di coprirsi il volto.
[suoni scacciawef prima forti, poi si abbassano quando inizia la voce ma rimangono di sottofondo]
Ciò nononostante sabato 17 il corteo si svolge pacificamente, molte le persone mascherate, solo qualche scritta sulle pareti (a cui i media daranno ampio risalto) ed un gruppetto di manifestanti che decide di proseguire il corteo oltre al percorso prestabilito. A quarant'otto ore dal corteo le autorità annunciano di voler sporgere denuncia contro ignoti al Ministero pubblico per i danni causati da alcuni dimostranti e « provvedimenti » nei confronti dei responsabili che rischiano una multa.
Un portavoce dell'Anti wto Ticino a proposito della manifestazione a Lugano:
[prima parte intervista "scacciawef" fino 00.25]
Intanto viene annunciato che 2'700 militari si andranno ad aggiungere ai 2'000 già previsti per la sicurezza del vertice, s'intensificheranno i controlli alle frontiere e una presenza massiccia di polizia svizzera rinforzata da contingenti di agenti tedeschi ed austriaci. Gli aerei militari sono pronti a pattugliare i cieli e le misure contro il terrorismo si sprecano. Una borsa a tracolla sospetta è stata fatta esplodere il 19 a Davos: l'operazione è stata eseguita da esperti dei servizi scientifici della polizia di Zurigo con l'ausilio di un robot. Probabilmente abiti smarriti da qualcuno.
Mercoledì 21 sarà la giornata dei Blocchi; azioni creative ma determinate per rallentare e disturbare l'inizio del Forum. All'uscita dell'aereoporto di Zurigo-Kloten diverse centinaia di manifestanti si sono seduti sul campo autostradale per impedire, facendo resistenza passiva, il passaggio dei delegati del WEF. È stata organizzata una partita a calcio sorvegliata da una massiccia presenza di polizia in tenuta antisommossa.
Il racconto di un' attivista ticinese presente:
[intervista ciril che racconta di come la polizia toglieva i manifestanti]
Intanto una cinquantina di attivisti bloccava il welcome point all'interno dell'aereoporto, a Ginevra giochi di strada paralizzavano il traffico di alcune importanti vie di comunicazione. A Locarno viene occupato il Mc Donald's, che chiude per qualche ora, azione poi rivendicata dal Gruppo Spontaneo di Azione Contro il Capitalismo.
[suoni mc'do]
A Fideris un gruppo di ciclisti blocca alcune vetture di delegati e a Zurigo nel pomeriggio prende forma una manifestazione spontanea.
In serata è il momento del surreale Radio Ballett, centinaia di persone collegate tramite auricolare ad un emittente indipendente locale eseguono simultaneamente le azioni che vengono impartite via etere davanti ai basiti passanti.
Venerdì è la volta di Economiesuisse, la vetrina luganese della lobby che raggruppa le maggiori ditte e imprese elvetiche.
La sede di economiesuisse viene occupata da una dozzina di manifestanti mascherati per denunciare, come si legge nel volantino "i loro legami con il WEF e le loro estreme e assurde politiche di ricerca ad oltranza del profitto a tutela degli interessi dell’elitaria classe padronale e dirigente svizzera". Agli impiegati viene offerta una colazione a base di prodotti "simbolo" della globalizzazione neoliberista.
La reazione di Stefano Modenini di Economiesuisse:
[stefano modenini]
Anche sabato 24 gennaio le proteste erano organizzate su più fronti la prima manifestazione, l'unica autorizzata, era a Coira. Verso le 14'00 tremila persone sfilano, con relativa tranquillità, nelle strade della capitale grigionese. Intanto vengono fermati tre pullman che si stanno dirigendo verso Davos, gli occupanti degli stessi rimangono sequestrati fino a sera. Per riottenere la libertà la polizia ha imposto di procedere ai controlli di identità e di imporre una "multa" di venti franchi. A Davos riescono ad arrivare un centinaio di persone, ma il corteo è subito fermato e immediatamente fatto arretrate in stazione, i manifestanti controllati ed obbligati a firmare un documento in cui s'impegnano a lasciare immediatamente il cantone. Fermato un uomo in possesso di 10 millilitri di una sostanza, contenente colibatteri, in grado di provocare forti diarree
A Landquart (il paesello che sta all'imboccatura della valle che porta a Davos) si raggiunge il massimo della tensione. Qui sono convertiti parte dei manifestanti provenienti da Coira e tutte le persone a cui è stato impedito di raggiungere Davos. La polizia blocca i treni e accerchia la stazione, utilizza gas lacrimogeni all'interno delle carrozze, granate abbaglianti, idranti (con una temperatura esterna al disotto dello 0°C), proiettili di gomma che feriscono abbastanza gravemente agli occhi una ragazza e novità per la polizia elvetica i manganelli. 1'058 i manifestanti schedati, su di una 54 enne zurighese é stata aperta un'inchiesta giudiziaria e ora rischia 8 mesi di prigione. Nel suo zaino sono stati trovati dei bulloni, ma lei nega di averceli messi.
In serata a Lugano vengono occupati gli studi della Televisione Svizzera per denunciare la repressione a Landquart e la faziosità dei media nel riportare le notizie delle manifestazioni.
La violenza utilizzata contro i manifestanti si inscrive nella logica repressiva dello stato Svizzero, messa in atto dopo il G8 a Evian della scorsa estate. Tutte le manifestazioni contro ogni questione che tocca la mondializzazione sono violentemente represse ed una parte di movimento è criminalizzata.